mercoledì 2 marzo 2011

Dimission Impossible


Questa mattina, al ministero della Difesa, c'era aria tesa. Quando il ministro arriva, con un foglio nella mano, si scatenano i flash dei fotografi. In sala stampa si attende con trepidazione l'annuncio che svelerà la sua decisione. Pronuncia poche parole, "È la decisione più dolorosa della mia vita", "Non si lascia facilmente un incarico che si è svolto con il cuore", "Ero ancora pronto a combattere, ma ho raggiunto i limiti delle mie forze", che però non lasciano spazio a interpretazioni: si è dimesso.
Termina così la carriera politica dell'astro nascente della CDU nonché ministro della Difesa tedesca Karl Theodor zu Guttenberg. La decisione di dimettersi matura a seguito del cosiddetto copygate. Il politico era stato accusato da un professore universitario di aver copiato parti della sua tesi di dottorato all'Università di Bayreuth. Quando il plagio è finito in rete - quasi subito - unanime si è levato lo sdegno del mondo Accademico, facendo perdere al ministro il titolo di dottore e la poltrona... e pensare che era il candidato favorito alla sostituzione di Angela Merkel.
La notizia arriva in Italia in tarda mattinata e si abbatte sul parlamento come uno Tsunami. Mentre un deputato sta parlando alla camera, i colleghi – come da prassi – leggono il giornale, parlano al telefono, discutono tra loro e navigano su Internet. Ed è qui che si consuma la tragedia. Tra un sito di escort e l'altro, qualcuno trova il tempo di dare un'occhiata all'Ansa e legge un comunicato che mai avrebbe voluto leggere. La notizia si espande subito da una parte all'altra dell'emiciclo. Si assiste così a scene di panico: c'è chi ha le mani tra i capelli, chi fissa il vuoto, chi si confronta in modo animato con i colleghi. La seduta viene immediatamente sospesa. È indetto un consiglio dei Ministri Straordinario. All'uscita di Montecitorio nessuno ha voglia di parlare, ma si riescono comunque a percepire alcuni brani di conversazione.
"Siamo sicuri che si sia dimesso? Ma senza aggredire i mezzi d'Informazione né la magistratura?".
"Sicurissimo,anzi pare che non abbia detto nulla neanche sull'opposizione e sulla presidenza della Repubblica".
"Assurdo, 'sti Tedeschi".
Dall'altra parte della città, nel frattempo, i primi ministri arrivano per la seduta Straordinaria. Nessuno si sbilancia, rimangono tutti con le bocche cucite. Neanche la prospettiva di parlare davanti a un microfono senza che nessun giornalista ponga domande – come lo stile giornalistico italiano impone – sembra convincere qualcuno a parlare. Si riesce in modo fortunoso a sentire stralci di discussione.
"Ma non poteva far approvare una legge per rendere legale il plagio? o dichiarare di aver copiato nell'esercizio delle sue Funzioni?".
"Non lo so, sicuramente avrei dichiarato che la tesi era per la nipote di qualcuno, ma poi al giorno d'oggi chi è che non copia? Senza considerare che è meglio copiare che essere froci".
La seduta dura fino a tarda notte. Secondo indiscrezioni si tratta di una riunione infuocata: tutti convengono nel condannare il gesto del ministro teutonico: "Con queste dimissioni si crea un precedente nel modo di fare e di concepire la politica". Adesso tutti i ministri si vedranno costretti a rendere conto dei propri comportamenti e a spiegare come mai non si siano dimessi.
Il primo a insorgere sembra sia stato il ministro della Difesa – omologo del dimissionario – che si trova nella condizione di dover chiarire come faccia a essere ancora al suo posto dopo aver scalciato un giornalista, accusandolo di aggressione, mentre la digos lo portava via; dopo aver aggredito verbalmente un giovane studente in diretta televisiva mentre questi esprimeva una sua opinione; dopo aver cacciato – personalmente – un giornalista durante una conferenza stampa perché poneva domande a lui sgradite.
Altre spiegazioni dovranno arrivare dal ministro dei beni Culturali coinvolto nell'Affaire Bulgaro. Ovvero sarà costretto a dar conto dei 400.000 euro a carico dell'erario spesi per organizzare una finta premiazione – durante il Festival del cinema di Venezia – a favore di una Attrice\Regista Bulgara – amica del presidente del Consiglio – per farle credere di aver vinto la Kermesse, con tanto di ospiti, cerimonia di premiazione e premio patacca.
Il ministro degli Esteri sarà tenuto a svelare come mai, in piena crisi magrebina non una volta riferì in parlamento sulla questione, mentre nello stesso periodo, venuto in possesso di documenti da un paese straniero – da lui richiesti precedentemente a titolo personale – chiese un'interrogazione urgente in senato nel tentativo di delegittimare la terza carica dello Stato.
Il ministro degli Interni dovrà raccontare della sua condanna definitiva per resistenza a Pubblico Ufficiale, lo stesso reato di cui sono accusati gli studenti arrestati durante le manifestazioni studentesche, e per i quali chiede pene esemplari. Lo stesso ministro, assieme a quelli del Welfare (che ormai si esprime soltanto con il dito medio) e della Semplificazione, dovrà spiegare perché, dopo aver giurato sulla Costituzione della Repubblica italiana, non si riconosce in essa, si rifiuta di cantare l'inno nazionale, si pulisce il culo con il tricolore e tuttavia continua a percepire lo stipendio faraonico che la Costituzione prevede gli venga elargito.
Altre rivelazioni verranno sicuramente dal ministro delle Pari Opportunità, che svelerà come è avvenuto il miracolo che l'ha portata, da semplice soubrette, a diventare detentrice di un Dicastero. Altri ministri sembra non si siano espressi e il presidente del Consiglio si è limitato a dire "No comment, altrimenti con tutte le mie questioni famo notte".
L'unica dichiarazione ufficiale è venuta dal ministro degli Esteri: "Restiamo convinti che tutto questo sia un complotto contro il nostro paese e non escludiamo un ricorso alla Corte Europea per far ritirare le dimissioni del sig. Guttenberg. È inconcepibile che si possa creare un precedente del genere".
In altri paesi i politici si dimettono per motivi che possono sembrare futili, dimostrando il proprio rispetto verso i cittadini e le istituzioni che rappresentano. In Italia, non si capiscono bene i confini oltre i quali i parlamentari possono andare, non si capisce quale soglia devono attraversare affinché si possano e si debbano dimettere. Se si considera poi che in parlamento, a legiferare, ci sono venti condannati in via definitiva, ci si rende conto che noi italiani abbiamo "delegato" dei fuorilegge a fare le leggi.*

* Ogni riferimento,contenuto nell'articolo, a persone e a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

Francesco Denaro